Il THC (o delta 9-tetraidrocannabinolo) è la sostanza maggiormente responsabile degli effetti rilassanti ed euforizzanti conseguenti l’assunzione di marijuana.
Si tratta di una sostanza ad azione psicoattiva il cui effetto inizia a manifestarsi in tempi diversi a seconda della modalità di assunzione. Infatti gli effetti compaiono entro pochi secondi se la pianta inalata (o fumata) mentre impiegano molto più tempo (tra i 30 minuti e le oltre 2 ore) se invece viene ingerita.
Nella guida di oggi ci occuperemo nello specifico del THC nelle urine, dopo aver approfondito in un precedente articolo la permanenza e gli effetti del THC nel sangue.
Quali sono le modalità di assunzione e gli effetti del THC?
Per capire meglio gli effetti e i tempi di manifestazione del THC, bisogna andare ad approfondire il discorso sulle “vie” percorse dal THC nell’organismo ed i meccanismi di metabolizzazione di questa sostanza.
Quando il consumo di cannabis avviene per inalazione, dunque quando si fuma o se ne inalano i vapori, il THC giunge molto velocemente al cervello manifestando gli effetti entro pochi minuti. Il THC, infatti, percorre le vie aeree, giunge ai polmoni dove a livello dei capillari avviene lo scambio tra gas respirati e sangue, e da qui, entrato nel circolo sanguigno, giunge al suo picco di concentrazione massima nel cervello, impiegando dai pochi secondi fino ai 3-5 minuti prima di dare i suoi effetti.
La marijuana può essere utilizzata anche nella preparazione di dolci, torte, creme, sughi, pizze, focacce, torte salate ed infusi caldi o freddi, pertanto un altro metodo di consumo piuttosto diffuso della cannabis è l’ingestione.
Mediante questa modalità il THC passa attraverso il tubo digerente giungendo allo stomaco e da qui al fegato, togliendolo di fatto al circolo sanguigno e facendo in modo che gli effetti della cannabis si manifestino con più ritardo rispetto all’inalazione: tra i 30 minuti e le 2 ore dopo il consumo.
Tuttavia, nonostante gli effetti subentrino con più ritardo, essi si manifestano in modo più accentuato e più a lungo, questo sia perché il THC permane più a lungo nel corpo, sia perché è più difficile dosare il quantitativo di cannabis quando usata come ingrediente di una ricetta culinaria; e spesso la quantità consumata è di gran lunga maggiore rispetto a quella che si sarebbe assunta per inalazione.
Alla luce di quanto visto in questa introduzione, possiamo iniziare a dare una risposta preliminare alla domanda fatta in partenza: quanto tempo rimane traccia di THC nell’organismo? Per quanto tempo rimane nelle urine?
Il tempo di permanenza del THC nel corpo è soggetto a numerose variabili, vediamo le più importanti:
- quantità di cannabis consumata;
- frequenza del consumo;
- quantità di grasso corporeo;
- tipologia del test per il THC utilizzato.
THC nelle urine: per quanto tempo rimane?
Il THC è una sostanza liposolubile, pertanto, specie se ingerito, tende ad immagazzinarsi nelle cellule adipose per poi essere rilasciato sul lungo periodo sia nel torrente ematico sia nelle urine in seguito alla filtrazione renale. Si intuisce che la permanenza del THC nell’organismo possa essere piuttosto lunga ma, come introdotto prima, questa permanenza dipende da più fattori:
- dalla quantità di tessuto adiposo del soggetto (quanto più alto è il numero di adipociti, quanto più a lungo permane nel corpo);
- dalla quantità di cannabis consumata;
- dalla frequenza del consumo e per quanto tempo se ne è fatto uso. Mentre un consumo saltuario lascia tracce nell’urina fino a 6-8 giorni di distanza, fumare regolarmente cannabis 2-4 volte alla settimana lascia una traccia per circa 18-20 giorni. Fumando quotidianamente cannabis, le tracce di THC nell’urina permangono per 35-50 giorni, mentre per i grandi consumatori di cannabis, coloro che l’assumono quotidianamente e più volte al giorno (fumatore cronico), le tracce nell’urine restano fino a 3 mesi di distanza dall’ultimo consumo.
Come fare per rimuovere le tracce di THC nell’urina?
Su internet circolano le ipotesi ed i consigli più fantasiosi e disparati, dalle diluizioni delle urine, all’assunzione di integratori, fino all’adozione di particolari diete che incentivano il consumo di particolari alimenti. L’unico modo per fare sì che il test per il THC nelle urine risulti negativo è l’astensione dal consumo di marijuana.
Il tempo di astensione deve essere sufficientemente lungo e, per essere sicuri, deve iniziare almeno 2-3 mesi prima di sottoporsi alle analisi. Tuttavia, l’astensione non deve essere adottata solo in funzione del superamento di un test sportivo, lavorativo o in ambito legale, ma deve essere intrapresa soprattutto al fine di tutelare la propria salute, visti i pericoli per l’apparato respiratorio ed i possibili danni al sistema nervoso centrale.
L’astensione da una sostanza come il THC può provocare forte agitazione, palpitazioni, ansia, tremori e nausea e pertanto è bene accompagnare questo periodo con una dieta sana, ricca di frutta e verdure ed è necessario tenersi bene idratati, al fine di smaltire il THC dall’organismo. A questo bisogna abbinare regolarmente sessioni di attività sportiva, permettendo il rilascio del THC dagli adipociti e facilitando così l’eliminazione dal corpo.
Si consiglia fortemente di chiedere consiglio al proprio medico di base, al fine di tracciare un quadro sul proprio stato di salute, e di gestire al meglio l’astensione dalla marijuana.
Quanti tipi di test esistono?
Le modalità per testare il livello di THC nell’organismo sono molteplici. La sua presenza, infatti, può essere valutata attraverso delle analisi del sangue, delle urine, del capello, della saliva e delle unghie.
Su quale criterio si basa la scelta della modalità di analisi? La risposta è molto semplice e diretta: il tempo. La presenza di THC rilevata tramite prelievo del sangue fornisce l’indicazione di un consumo recente di cannabis, questo perché la permanenza ematica in genere non supera le 24 ore di tempo. Si tratta di una modalità quindi che non ci da informazioni su un consumo abituale ma di un consumo avvenuto di recente, pertanto risulta molto utile alle forze dell’ordine per determinare, a seguito di un normale controllo, o di un incidente, se una persona alla guida di un veicolo è sotto l’effetto di cannabis o di altri stupefacenti.
L’analisi delle urine, invece, è il metodo più efficace ed utilizzato per determinare il consumo di cannabis sul lungo periodo, visto che le tracce permangono nelle urine fino a 3 mesi dopo l’ultimo consumo. Il tempo di permanenza come abbiamo visto è soggetto a numerose variabili che vedremo a breve.
Infine, l’analisi del capello riesce a scovare tracce di THC per un tempo ancora più lungo, riuscendo ad identificare il consumo di cannabis fino a 6 mesi (ed oltre) dall’ultimo utilizzo.
Perché si effettua il test del THC nelle urine?
È doveroso premettere che in questo articolo non ci si riferisce ai casi di consumo di marijuana a scopo terapeutico e regolarmente prescritti tramite il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma esclusivamente al consumo per scopo ricreativo i cui effetti non sono tenuti sotto controllo medico.
Il THC contenuto nella cannabis è una sostanza psicoattiva capace di indurre numerosi effetti, quali euforia, stato di rilassamento psico-fisico, alterata percezione del tempo, sonnolenza, rallentamento dei riflessi, aumento dell’appetito, stato confusionale, cambiamenti dell’umore, difficoltà mnemoniche e di concentrazione.
A questi possono aggiungersi anche attacchi di panico, vasodilatazione, episodi di paranoia, difficoltà respiratorie, bocca secca per la ridotta produzione di saliva ed alterazioni della pressione sanguigna. I grandi consumatori di cannabis inoltre, così come per i consumatori abituali di sigarette e tabacco, sviluppano danni alle vie respiratorie ed ai polmoni, causati dal fumo, ed ancora alterazioni del tracciato elettroencefalografico (EEG).
Visti gli effetti indotti dal THC sull’organismo, si comprende perché il consumo di cannabis non possa essere tollerato in tutti quei contesti in cui è richiesta attenzione, prontezza di riflessi e capacità di attenzione, abilità quindi essenziali alla guida di auto e motoveicoli, quando si lavora con macchinari pericolosi, quando si devono eseguire lavori di precisione che richiedono concentrazione e responsabilità. Il consumo di cannabis, inoltre, è incompatibile con le attività sportive, con gli impieghi di rappresentanza, nelle professioni sanitarie e quando si ricopre un incarico pubblico.
Il test per il THC consente di rilevare le tracce di un consumo di cannabis avvenuto negli ultimi mesi, al contrario di quello effettuato tramite prelievo del sangue, che risulta utile soltanto per riscontrare tracce di un consumo recente (avvenuto entro poche ore, o al massimo nel giorno precedente).
Il test tramite analisi delle urine costituisce il mezzo più efficace, pertanto il più utilizzato, sia dalle aziende in fase di assunzione che dalle associazioni sportive, che nei controlli effettuati dalla medicina del lavoro, proprio per verificare la compatibilità di una persona ad eseguire determinate azioni a ricoprire particolari incarichi e mansioni.